Quali sono i rimedi naturali, le cure naturali e lo stile di vita più sano per l’intestino tenue?
Leggi tutte le informazioni raccolte in questa sezione a cura della Dr.ssa Daniela Cimpeanu, sull’intestino tenue, e i relativi disturbi come le intolleranze alimentari, malassorbimento e morbo celiaco, secondo la visione della Naturopatia.
INTESTINO TENUE
Con i suoi 6-8 metri di lunghezza è il segmento più lungo del canale digerente ed occupa la maggior parte della cavità addominale. Esso si estende tortuosamente dal piloro, che lo divide dallo stomaco, alla valvola ileocecale, dove inizia l’intestino crasso o colon. E’ suddiviso in tre segmenti, duodeno, digiuno e ileo. E’ come un tubo dal diametro variabile, dai 5 ai 2,5 centimetri. La superficie interna è enormemente aumentata dalla presenza di pliche circolari, villi intestinali e microvilli, fino a circa 500 metri quadrati. Ciò consente l’assorbimento di tutte le sostanze nutritive da parte delle cellule assorbenti, di qui le sostanze nutritive passano nel sangue e nell’organismo.
Intolleranze alimentari
Cosa sono le intolleranze alimentari?
Le Intolleranze alimentari (dette anche ipersensibilità alimentari) non causano shock anafilattico come le allergie alimentari; inoltre generalmente non rispondono ai classici test allergici cutanei. Le intolleranze alimentari non provocano quasi mai reazioni violente ed immediate. Spesso risulta difficile collegarle a un cibo in particolare.
Ipersensibilità a certi alimenti
Quando si è intolleranti a qualche alimento, nel corpo c’è un accumulo di sostanze responsabili di ipersensibilità, che hanno superato il livello-soglia. Le reazioni non sono immediate, ma si manifestano da 1 a 36 ore dopo l’assunzione del cibo in questione. Per migliorare la situazione è necessario astenersi totalmente dall’ingerire per almeno 2-3 mesi il cibo incriminato, anche nelle sue forme nascoste (es. siero di latte nel prosciutto cotto) o che possono generare reazioni incrociate (es. latticini con carne di manzo).
Gli alimenti che spesso danno intolleranze
1) pomodoro, birra, formaggio stagionato e fermentato, spinaci, funghi, cioccolato, tonno in scatola, ecc. (ricchi di istamina)
2) fragole, ecc. (liberatori di istamina)
3) pesce, arance, uova, soia, latte vaccino, pesche, kiwi, crostacei, ecc.(che tendenzialmente danno allergia)
4) latte e latticini, lieviti, frumento, oli vegetali, olio di oliva, ecc. (che spesso causano intolleranza).
L’INTESTINO CRASSO O COLON
Il colon o intestino crasso è il tratto terminale dell’apparato digerente. E’ un organo cavo, lungo circa un metro e mezzo, che inizia a livello della valvola ileo-cecale alla fine dell’intestino tenue, e termina con il retto ed il canale anale.
Forma del colon
È formato da diverse parti: cieco, colon ascendente, colon trasverso, colon discendente e sigma.
Il colon è adibito all’eliminazione del materiale fecale e all’assorbimento di acqua e sali minerali. E’ stato calcolato che il volume di liquido che si riversa nel colon ascendente è di 800-1800 ml al giorno, di cui solo 40-400 ml vengono emessi con le feci.
Il colon fa progredire il suo contenuto attraverso due tipi di contrazioni: quelle segmentarie che provocano la frammentazione del contenuto e quelle propulsive o peristaltiche che fanno avanzare il materiale precedentemente frammentato.
La funzione dell’eliminazione
Quando il contenuto arriva nel retto, le pareti si distendono e si genera il riflesso alla defecazione, che comporta il passaggio delle feci nel canale anale e la loro eliminazione con l’evacuazione. Disturbi comuni del colon:
SINDROME DEL COLON IRRITABILE
Cos’è la SCI, Sindrome del colon irritabile?
La sindrome dell’intestino (o colon) irritabile (in inglese irritable bowel syndrome, per cui SII o IBS, o SCI dall’italiano) è un disordine della funzione intestinale del colon che si manifesta con dolore addominale in relazione alla stipsi (stitichezza) o alla diarrea. Sono presenti anche una defecazione piuttosto alterata e meteorismo (eccessiva produzione e accumulo di gas).
Dolori addominali
La sindrome dell’intestino irritabile viene definita come dolore o fastidio addominale ricorrente associato ad almeno due delle seguenti caratteristiche:
1) alterazione della frequenza dell’alvo (frequenza dell’evacuazione. Si ritiene la frequenza dell’alvo ‘normale’ se questa compresa tra 1 defecazione ogni 2 giorni e 2 volte al giorno)
2) alterazione della consistenza delle feci
Tensione addominale
Il dolore che caratterizza la sindrome da colon irritabile è spesso accresciuto dai pasti, che rappresentano gli eventi scatenanti del male. Il dolore tende a diminuire con la defecazione o l’emissione di gas. Al dolore si associano contrazioni addominali (senso di tensione e distensione addominale).
Tre tipi di Feci
A seconda delle caratteristiche delle feci vengono distinti tre categorie che caratterizza la sindrome:
1) Sindrome dell’intestino irritabile con frequente stipsi (stitichezza): feci dure o caprine (superiori al 25% delle defecazioni) e di feci non formate (inferiori al 25%). In tali casi le evacuazioni sono meno di tre alla settimana, accompagnate da intenso sforzo e sensazione di uno svuotamento intestinale mai totale. Molto frequentemente, queste persone ricorrono a lassativi chimici o naturali.
2) Sindrome dell’intestino irritabile con frequente diarrea: l’alvo (l’evacuazione) è caratterizzata da feci molli, non formate (superiori al 25% delle defecazioni) e di feci dure o caprine (inferiori al 25%). In tali casi le evacuazioni sono più di tre al giorno, accompagnate da stimolo imperioso, incontinenza e presenza di muco nelle feci. La diarrea può interrompere il sonno, ma non portare a squilibri idroelettrolitici o sindrome da malassorbimento.
3) Sindrome dell’intestino irritabile con alvo (evacuazione) alterna: le feci non sono formate, ma piuttosto molli (più del 25% delle evacuazioni) e dure, caprine (più de 25% delle evacuazioni). Ad episodi di diarrea intensa si alternano episodi di stipsi (stitichezza) più o meno grave. Sindrome dell’intestino irritabile non classificata: non è possibile identificare con precisione una prevalenza o un’alternanza del tipo di alvo.
COLITE
Cos’è la colite?
La colite raggruppa una serie di condizioni infiammatorie ed autoimmuni (il sistema immunitario agisce contro componenti del proprio organismo) che colpiscono il colon, ovvero il secondo tratto dell’intestino crasso. Col nome colite spastica nel passato, si intendevano un’ampia gamma di disturbi (per es. la sindrome dell’intestino irritabile o il morbo di Crohn). Spesso colite è utilizzato in modo generico, viene usato in maniera generica, oppure per indicare condizioni nelle quali l’eziologia dell’infiammazione non è stata ancora determinata.
Diversi tipi di colite
Sono classificati diversi tipi di colite: colite ulcerosa (UC), quella di Crohn, l’ischemica, la colite infettiva, fulminante, chimica, microscopica, linfocitica e atipica.
La colite pseudomembranosa è un tipo molto noto di colite infettiva che ha origina dall’infezione del Clostridium difficile (batterio patogeno per l’uomo), notoriamente tossico. Alcuni parassiti possono causare colite attraverso le infezioni intestinali.
La colite fulminante invece ha un corso clinico veloce e grave: infatti oltre alla dissenteria (diarrea), alla febbre e all’anemia (basso livello di emoglobina nel sangue) riscontrate nella colite, sono presenti gravi dolori addominali ed un quadro clinico simile a quello della setticemia (malattia caratterizzata da infiammazione e contemporaneamente infezione), quando è presente uno shock.
DIARREA
Cos’è la diarrea?
Uno dei disturbi più frequenti alla defecazione è l’evacuazione sotto forma di diarrea (o dissenteria). La diarrea è caratterizzata da un aumento dell’emissione della quantità giornaliera di feci (+ di 200 gr al giorno) con consistenza molle e da un aumento del numero di scariche dell’alvo (canale intestinale).
E’ possibile distinguere diversi tipi di diarrea:
1) Diarrea acuta
La dissenteria si scatena soprattutto, 70 % dei casi, da agenti infettivi, ma può essere dovuta anche all’uso di farmaci (es: chemioterapici), alla presenza di residui fecali (fecalomi), al reingerimento di cibi solidi dopo un periodo di digiuno, alle radiazioni e ad altre condizioni patologiche (diverticolite, intossicazioni da metalli pesanti, ischemia intestinale, allergie o intolleranze).
I microrganismi che possono provocare diarrea acuta sono molteplici; tra essi vanno ricordati: Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Vibrio cholerae, Clostridium difficile, Campylobacter jejuni, Salmonella spp., Shigella spp., Giardia lamblia (o intestinalis), Entamoeba histolytica, Rotavirus, Adenovirus, alcune specie di elminti. La lista, comunque, è estremamente lunga.
Un disturbo come questo si propaga nelle zone con condizioni igienico-sanitarie precarie: mancanza di acqua potabile, affollamento, presenza di rifiuti non smaltiti, inadeguata cottura di alcuni cibi.
La diarrea da cause infettive si accompagnano a nausea, vomito, febbre e la diarrea può essere acquosa o sanguinolenta. Quando si ingeriscono cibi che presentano tossine batteriche, si ha vomito, nausea e dolore diffuso da crampi, ma non molto forte. La febbre, invece, è poco frequente.
2) Diarrea cronica
Il più delle volte è dovuta alla presenza di sindrome del colon irritabile ma può essere dovuta alla presenza di morbo celiaco o di malattie infiammatorie intestinali (malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa). Ad esse si possono affiancare altre cause tra cui: gastroenterite eosinofila, radiazioni, insufficienza pancreatica, deficit di lattasi, sindrome dell’intestino corto, malattia di Whipple, sindrome da carcinoide, sindrome di Zollinger-Ellison, tumori o alterazioni del sistema endocrino, fecalomi, abuso di lassativi.
Nella diarrea cronica, oltre ai sintomi già presentati, si possono associare deficit nutrizionali dovuti a malassorbimento o al consumo aumentato dei fattori in questione. I deficit nutrizionali possono essere sia generalizzati, che selettivi.
3) Diarree secretorie
Il volume fecale è elevato, a causa della grande perdita di liquidi. Le diarree secretorie sono scatenate dalla presenza di sostanze endogene o esogene (interne ed esterne) in grado di legarsi a recettori specifici situati sulla membrana delle cellule dell’epitelio intestinale. La forte secrezione di cloro all’esterno costituisce la forza trainante per il richiamo di sodio, potassio ed acqua. Si verifica anche secrezione di bicarbonato, ma non è noto il meccanismo con cui ciò avvenga
La perdita di sodio, cloro, bicarbonato, acqua e, in misura minore, di potassio può determinare disidratazione, acidosi metabolica (o acidosi fissa: quando nel sangue aumenta la quantità di acidi, il che porta a una diminuzione del valore di pH) e una diminuzione del gap osmotico fecale (calcolo della concentrazione di sodio e potassio nelle feci).
4) Diarree osmotiche
Le diarree osmotiche compaiono allorché l’osmolarità (calcolo della concentrazione di sodio e potassio nelle feci) del lume intestinale supera di 50-100 mOsm/Kg quella plasmatica. Ciò fa sì che l’acqua sia portata dalle cellule, un processo contrario a quello che fisiologicamente avviene, causato dall’assorbimento di sodio. Le cause di ciò sono riscontrabili al malassorbimento di carboidrati, deficit di lattasi (La lattasi è un enzima deputato alla digestione dello zucchero caratteristico del latte), uso di lassativi o di antiacidi contenenti magnesio.
Diarree di questo tipo determinano alterazioni dell’equilibrio acido-base e degli elettroliti plasmatici (regolazione di importanti processi fisiologici) poco significative.
5) Diarree infiammatorie
Sono caratterizzate da un danno della mucosa intestinale dovuto allo svilupparsi di un’infiammazione che può essere causata da svariati fattori: autoimmunità (Condizione patologica in cui il sistema immunitario di un organismo reagisce contro i tessuti o contro componenti tissutali dell’organismo stesso), ipersensibilità, infezioni, radiazioni, ischemia intestinale (o infarto intestinale), farmaci.
STITICHEZZA
Cos’è la stitichezza?
La stitichezza o stipsi è un disturbo della defecazione nello svuotare totalmente o in parte l’intestino crasso, eliminando le feci prodotte e quelle residue. La stitichezza riguarda la ridotta frequenza dell’alvo (evacuazione) e disturbi addominali imputati ad una difficoltosa ed limitata evacuazione. Si può definire stipsi se non si superano le 3 evacuazioni per settimana.
La stitichezza può essere primitiva o secondaria.
1) Primitiva o idiopatica (nella maggior parte dei casi), rappresenta una patologia funzionale della motilità delle viscere, quando sono escluse lesioni organiche o biochimiche.
2) La stipsi può essere secondaria a numerose condizioni morbose, nosologicamente determinate (classificazione sistematica delle malattie), in cui il sintomo (ciò che si manifesta) di una patologia organica gastrointestinale o extraintestinale.
I disturbi della evacuazione si collegano anche ad alterazioni organiche della zona dell’ano e del retto (ragadi, fistole, emorroidi, neoplasie ano-rettali, m. di Hirschsprung, tubercolosi intestinale) o ad alterazioni funzionali, quali la dischezia rettale o la sindrome del perineo discendente.
Disturbi correlati
La stitichezza può generare mal di testa, cardiopalmo (percezione chiara del proprio battito cardiaco), insonnia, alitosi (detta anche bromopnea, è l’odore sgradevole dell’alito causato da patologie respiratorie o metaboliche). Possono comparire problemi nella digestione e una diminuzione dell’appetito. Sono frequenti le dermatosi (orticaria, eczema, acne), causate probabilmente da autointossicazione dovuta all’assorbimento di sostanze che avrebbero dovuto essere eliminate, ma che invece permangono troppo a lungo nell’intestino.
Pulizia intestinale
Le persone che soffrono del disturbo possono inoltre essere affette frequentemente da flatulenze (emissione di gas prodotte nel tratto gastrointestinale), a causa dell’aria presente non eliminata. La massa delle feci è scarsa e spesso hanno un aspetto molto secco e duro; la defecazione non è totale e il soggetto avverte una sensazione di gonfiore. Può essere utile un lavaggio dell’intestino tramite la pulizia intestinale.
DIVERTICOLITE
Cos’è la diverticolite?
La diverticolite è una patologia dell’apparato digerente, caratterizzata dall’infiammazione di uno o più diverticoli (il diverticolo è una formazione cava e sacciforme, anormale e posta in comunicazione con un organo cavo). La maggior parte dei casi di diverticolite è localizzata nel colon (in particolare discendente e sigma).
Maggiore incidenza tra gli anziani
Gli anziani e le persone di mezza età sono le più colpite dalla diverticolite, anche se può essere riscontrata in età più giovane. La diverticolite è spesso correlata con l’obesità. In Occidente, la malattia diverticolare attacca il sigma (95% dei casi). Il 65% di coloro che hanno un’età pari o superiore agli 85 anni possono aspettarsi una qualche forma di malattia diverticolare del colon. Più rara, meno del 5%, tra chi ha età inferiore ai 40 anni.
Diverticolite a sinistra
Sempre in occidente, la malattia diverticolare (diverticolite) è più comune nel lato sinistro del sigma. Il lato destro più colpito in Asia e in Africa. Tra le persone affette da diverticolosi, il 10-25% andrà a sviluppare diverticolite durante la propria vita.
MORBO DI CROHN
Cos’è il Morbo di Crohn?
Il Morbo di Crohn (detto anche la malattia di Crohn, nota anche come ileite o enterite regionale), è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino (MICI). Solitamente la zona più colpita dalla malattia di Crohn è l’ileo terminale, per questo motivo, la malattia è stata anche chiamata ileite regionale o enterite regionale. L’infiammazione si può verificare ovunque del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano, con gravi conseguenze.
Morbo doloroso
Il Morbo di Crohn causa soprattutto dolori addominali, diarrea (che può anche essere ematica, ossia con perdite di sangue, se l’infiammazione è importante), vomito o perdita di peso. L’enterite regionale o malattia di Crohn può colpire altri organi e apparati, provocando per esempio eruzioni cutanee, artriti, infiammazione degli occhi, stanchezza e mancanza di attenzione e concentrazione.
Malattia autoimmune
La malattia di Crohn rientra tra le malattie classificate autoimmuni. Nelle malattie autoimmuni il sistema immunitario aggredisce il proprio organismo, in questo caso il tratto gastrointestinale, provocando l’infiammazione che si trasforma in putrefazione, anche se viene classificata come un tipo particolare di patologia infiammatoria intestinale.
Malattia familiare
Individui con alte probabilità di contrarre il morbo di Crohn sono coloro che hanno un fratello ammalato. La malattia di Crohn colpisce nella fascia d’età dei vent’anni, con un alto picco di incidenza tra i cinquanta e i settant’anni. L’enterite regionale si manifesta comunque a qualunque età.
POLIPI INTESTINALI
Cosa sono i polipi intestinali?
I polipi intestinali sono piccole protuberanze soffici che si formano sulla mucosa dell’intestino, specialmente nel colon e nel retto. Generalmente sono neoformazioni di origine benigna. Con il passare del tempo alcune tipologie di polipi intestinali evolvono in una forma maligna; per questo motivo la più efficace opera di prevenzione del cancro al colon è lo screening precoce (protocollo di indagini diagnostiche generalizzate) rivolto all’identificazione e all’eventuale asportazione dei polipi intestinali. Esistono diversi tipi di polipi intestinali:
1) Polipi peduncolati: sporgono dalla parete intestinale, sono a forma di fungo e possono essere rimossi facilmente
2) Polipi sessili: sono senza peduncolo, piattiformi, quindi adesi completamente alla parete del viscere; la rimozione chirurgica è più difficile
3) Polipo singolo (unico)
4) Polipi multipli (1-100)
5) Poliposi (>100): la poliposi può essere di origine sporadica o familiare (legata ad un difetto genico trasmissibile); in quest’ultimo caso il rischio di degenerazione in un tumore del colon-retto è piuttosto elevato.
Polipi iperplastici ed infiammatori: sono entrambi di origine benigna (non presentano grossi rischi di evoluzione neoplastica). I polipi infiammatori sono spesso associati a Colite ulcerosa, Morbo di Crohn, coliti infettive e diverticolosi.
Polipi amartomatosi: sono lesioni non neoplastiche spesso di origine familiare.
Polipi neoplastici (tumorali) o adenomatosi: in base alle caratteristiche macroscopiche ed istologiche possono trovarsi in uno stadio più o meno avanzato. Si distinguono in polipi tubulari, polipi villosi (a maggior rischio di cancerizzazione) e polipi misti tubulo-villosi.
Le dimensioni dei polipi intestinali sono variabili e vanno da pochi millimetri a tre – quattro centimetri.