Conosci e risolvi i disturbi

Capire i segnali del corpo

Leggere e interpretare i segnali del corpo è molto importante e può salvarci da numerose malattie. Molto spesso non ci fermiamo ad ascoltare i sintomi del corpo perché siamo troppo impegnati. Ma trascurare i sintomi può portare ad avere problemi di salute.

 

Conoscere gli organi e i loro sintomi

In questa sezione ho raccolto più informazioni possibili sul funzionamento di ogni organo, sui sintomi che può presentare quando non è in equilibrio e sui disturbi che si manifestano in caso di malattia. Ovviamente solo le analisi mediche possono definire le malattie, in ogni caso è bene informarsi.

 

Le soluzioni naturali

In questa sezione trovi anche le possibili soluzioni e le migliori strategie dal punto di vista della naturopatia, tra cui:

 

La visione naturopatica di ogni organo

Il significato psicosomatico dei disturbi

I migliori rimedi naturali

Gli alimenti più indicati

Le strategie e lo stile di vita adatto

Un percorso personale

 

Qui sotto puoi leggere gli approfondimenti sui singoli disturbi e rimedi.  Se desideri pormi domande o personalizzare le informazioni su misura per te, sono disponibile per una consulenza professionale di naturopatia. Nel frattempo, buona lettura.


LO STOMACO

LO STOMACO

è un organo dell’apparato digerente che svolge la seconda parte del processo di digestione, successiva a quella della masticazione.

Le funzioni dello stomaco
Lo stomaco ha la funzione di immagazzinare il cibo ingerito, rimescolarlo al suo interno, scomporlo tramite gli acidi e gli enzimi e infine convogliarlo gradualmente nel resto dell’apparato digerente, dove viene assimilato, trasformato in scorie ed eliminato.

Le fasi della digestione
Il cibo, dopo essere stato attaccato dall’acido cloridrico e dagli enzimi gastrici, si trasforma in una sostanza semifluida detta chimo. Lo stomaco è capace di contenere sino a 1,5 litri di chimo. La spessa muscolatura dello stomaco garantisce i movimenti di rimescolamento degli alimenti durante la permanenza al suo interno. La digestione può impiegare da una a tre ore in base alla quantità e qualità di cibo ingerito.
Disturbi comuni dello stomaco.

 

LA GASTRITE

 

Cos’è la gastrite?
Con gastrite si identifica un’infiammazione della mucosa dello stomaco. Le gastriti vengono suddivise in due macro-categorie: gastrite acuta e gastrite cronica.

Gastrite acuta o gastrite cronica
La gastrite acuta è un tipo di gastrite temporanea, caratterizzate da lesioni erosive, che vanno a danneggiare la mucosa intestinale. La gastrite cronica presenta le stesse caratteristiche della gastrite acuta, con lesioni erosive della mucosa della parete gastrica, abbinati a una grave infiammazione. La gastrite cronica può essere di due tipi.

Due tipi di gastrite cronica
Il tipo A, o gastrite del fondo, è localizzato nel fondo dello stomaco ed è di tipo autoimmune; il disturbo causa la produzione di anticorpi che attaccano le pareti dello stomaco.

Il tipo B, o gastrite dell’atrio, è causato dal batterio Helicobacter pylori. Il batterio si stabilisce nella mucosa gastrica dove trasforma l’urea in ammoniaca, squilibrando il pH dello stomaco. In questo modo gli acidi gastrici necessari alla digestione aggrediscono le pareti dello stomaco, provocando la gastrite.

 

ULCERA

 

Definizione dell’ulcera
L’ulcera gastrica è una lesione che si forma sulla parete interna dello stomaco. La parete gastrica viene corrosa dall’acido cloridrico presente nei succhi gastrici. In condizioni normali la mucosa dello stomaco tollera perfettamente l’acidità; in caso di squilibrio subentra la patologia. L’ulcera può anche aggravarsi, arrivando a perforare la parete dello stomaco e colpire gli organi limitrofi come fegato, pancreas, ecc. Se si soffre di gastrite, meglio prendere subito provvedimenti, riequilibrando la dieta, perché, se trascurata, può trasformarsi in ulcera con conseguenze ancora più gravi.

 

REFLUSSO ESOFAGEO

 

Cos’è il reflusso esofageo?
Il reflusso esofageo, o reflusso gastrico, o malattia da reflusso gastroesofageo, indica una situazione in cui gas, liquidi o cibo provenienti dallo stomaco risalgono nell’esofago.

 

ACIDITÀ DI STOMACO

 

Cos’è l’acidità di stomaco?
L’acidità di stomaco o bruciore di stomaco, pirosi, è un disturbo molto diffuso nella sua forma occasionale. Si tratta di un intenso bruciore il cui dolore può risalire dalla bocca dello stomaco al colle e alla bocca. Le cause dell’acidità di stomaco sono molteplici, spesso è collegata a scorrette abitudini alimentari.

 

HELICOBACTER PYLORI

Cos’è l’helicobacter pylori?
L’helicobacter pylori è un batterio gram negativo ( i Gram-negativi si distinguono dai gram positivi perchè sono batteri che presentano una parete cellulare più sottile, ricca di lipopolisaccaridi e lipoproteine) flagellato (cioè un batterio della classe dei protozoi caratterizzati dalla presenza di uno o più prolungamenti a forma di frusta chiamati flagelli) acidofilo, il cui habitat ideale è il muco gastrico dello stomaco.

Dove si sviluppa l’helicobacter
L’helicobacter pylori sopravvive se l’ambiente è acido e protetto da uno strato di muco; lo stomaco è l’unico ambiente con queste caratteristiche. Producendo l’enzima ureasi, il batterio riesce a neutralizzare l’acidità gastrica e rimanere in vita. L’Helicobacter pylori agisce insediandosi nello stomaco. Poi sottopone la mucosa ai metaboliti tossici da esso prodotti. Il batterio può produrre sostanze che causano danni piuttosto gravi alle cellule che potrebbero evolvere in gastrite ed ulcera.

I portatori di helicobacter
La maggior parte delle persone è portatrice asintomatica di helicobacter pylori, ma fino a quando il sistema immunitario è integro, l’organismo è in grado di contenere gli effetti patogeni del batterio e non presenta sintomi. L’Helicobacter pylori resiste al pH di 1 o 2 dello stomaco, grazie alla produzione dell’enzima ureasi, il quale gli crea intorno un microambiente che gli permette di esistere. La presenza di questo enzima ha reso possibile la messa a punto del test del respiro, o in inglese UBT.

Cos’è il test del respiro o UBT?
Al paziente viene somministrata urea marcata con l’isotopo (elemento marcatore) 13C. Se è presente il batterio avviene una reazione, catalizzata dall’enzima ureasi, che porta alla scissione dell’urea-13C con la formazione di ammonio e 13CO2, ovvero anidride carbonica formata da ossigeno e l’isotopo 13C del carbonio. Se l’analisi del respiro del paziente rivela la presenza di 13CO2 il test è positivo.

 

ULCERA PEPTICA

 

Cos’è l’ulcera peptica?
L’ulcera peptica è un’ulcera circoscritta che colpisce la mucosa di una zona del tratto digerente superiore esposta all’azione del succo gastrico. A seconda dell’area di localizzazione, l’ulcera peptica viene definita duodenale o gastrica.

Ulcera peptica da esofagite
Anche il tratto terminale dell’esofago può essere sede di ulcerazioni di tipo peptico all’interno del quadro clinico di un’esofagite (infiammazione della mucosa dello stomaco) da reflusso esofageo (disturbo dell’esofago che porta a sentire un continuo bruciore di stomaco e una fastidiosa acidità


INTESTINO
Quali sono i rimedi naturali, le cure naturali e lo stile di vita più sano per l’intestino tenue?

Leggi tutte le informazioni raccolte in questa sezione a cura della Dr.ssa Daniela Cimpeanu, sull’intestino tenue, e i relativi disturbi come le intolleranze alimentari, malassorbimento e morbo celiaco, secondo la visione della Naturopatia.

 

INTESTINO TENUE

Con i suoi 6-8 metri di lunghezza è il segmento più lungo del canale digerente ed occupa la maggior parte della cavità addominale. Esso si estende tortuosamente dal piloro, che lo divide dallo stomaco, alla valvola ileocecale, dove inizia l’intestino crasso o colon. E’ suddiviso in tre segmenti, duodeno, digiuno e ileo. E’ come un tubo dal diametro variabile, dai 5 ai 2,5 centimetri. La superficie interna è enormemente aumentata dalla presenza di pliche circolari, villi intestinali e microvilli, fino a circa 500 metri quadrati. Ciò consente l’assorbimento di tutte le sostanze nutritive da parte delle cellule assorbenti, di qui le sostanze nutritive passano nel sangue e nell’organismo.

Intolleranze alimentari

Cosa sono le intolleranze alimentari?
Le Intolleranze alimentari (dette anche ipersensibilità alimentari) non causano shock anafilattico come le allergie alimentari; inoltre generalmente non rispondono ai classici test allergici cutanei. Le intolleranze alimentari non provocano quasi mai reazioni violente ed immediate. Spesso risulta difficile collegarle a un cibo in particolare.

Ipersensibilità a certi alimenti
Quando si è intolleranti a qualche alimento, nel corpo c’è un accumulo di sostanze responsabili di ipersensibilità, che hanno superato il livello-soglia. Le reazioni non sono immediate, ma si manifestano da 1 a 36 ore dopo l’assunzione del cibo in questione. Per migliorare la situazione è necessario astenersi totalmente dall’ingerire per almeno 2-3 mesi il cibo incriminato, anche nelle sue forme nascoste (es. siero di latte nel prosciutto cotto) o che possono generare reazioni incrociate (es. latticini con carne di manzo).

Gli alimenti che spesso danno intolleranze
1) pomodoro, birra, formaggio stagionato e fermentato, spinaci, funghi, cioccolato, tonno in scatola, ecc. (ricchi di istamina)
2) fragole, ecc. (liberatori di istamina)
3) pesce, arance, uova, soia, latte vaccino, pesche, kiwi, crostacei, ecc.(che tendenzialmente danno allergia)
4) latte e latticini, lieviti, frumento, oli vegetali, olio di oliva, ecc. (che spesso causano intolleranza).

 

L’INTESTINO CRASSO O COLON


Il colon o intestino crasso è il tratto terminale dell’apparato digerente. E’ un organo cavo, lungo circa un metro e mezzo, che inizia a livello della valvola ileo-cecale alla fine dell’intestino tenue, e termina con il retto ed il canale anale.

Forma del colon
È formato da diverse parti: cieco, colon ascendente, colon trasverso, colon discendente e sigma.
Il colon è adibito all’eliminazione del materiale fecale e all’assorbimento di acqua e sali minerali. E’ stato calcolato che il volume di liquido che si riversa nel colon ascendente è di 800-1800 ml al giorno, di cui solo 40-400 ml vengono emessi con le feci. 
Il colon fa progredire il suo contenuto attraverso due tipi di contrazioni: quelle segmentarie che provocano la frammentazione del contenuto e quelle propulsive o peristaltiche che fanno avanzare il materiale precedentemente frammentato.

La funzione dell’eliminazione
Quando il contenuto arriva nel retto, le pareti si distendono e si genera il riflesso alla defecazione, che comporta il passaggio delle feci nel canale anale e la loro eliminazione con l’evacuazione. Disturbi comuni del colon:

 

SINDROME DEL COLON IRRITABILE

 

Cos’è la SCI, Sindrome del colon irritabile?
La sindrome dell’intestino (o colon) irritabile (in inglese irritable bowel syndrome, per cui SII o IBS, o SCI dall’italiano) è un disordine della funzione intestinale del colon che si manifesta con dolore addominale in relazione alla stipsi (stitichezza) o alla diarrea. Sono presenti anche una defecazione piuttosto alterata e meteorismo (eccessiva produzione e accumulo di gas).

Dolori addominali
La sindrome dell’intestino irritabile viene definita come dolore o fastidio addominale ricorrente associato ad almeno due delle seguenti caratteristiche:

1) alterazione della frequenza dell’alvo (frequenza dell’evacuazione. Si ritiene la frequenza dell’alvo ‘normale’ se questa compresa tra 1 defecazione ogni 2 giorni e 2 volte al giorno)

2) alterazione della consistenza delle feci

Tensione addominale
Il dolore che caratterizza la sindrome da colon irritabile è spesso accresciuto dai pasti, che rappresentano gli eventi scatenanti del male. Il dolore tende a diminuire con la defecazione o l’emissione di gas. Al dolore si associano contrazioni addominali (senso di tensione e distensione addominale).

Tre tipi di Feci
A seconda delle caratteristiche delle feci vengono distinti tre categorie che caratterizza la sindrome:

1) Sindrome dell’intestino irritabile con frequente stipsi (stitichezza): feci dure o caprine (superiori al 25% delle defecazioni) e di feci non formate (inferiori al 25%). In tali casi le evacuazioni sono meno di tre alla settimana, accompagnate da intenso sforzo e sensazione di uno svuotamento intestinale mai totale. Molto frequentemente, queste persone ricorrono a lassativi chimici o naturali.

2) Sindrome dell’intestino irritabile con frequente diarrea: l’alvo (l’evacuazione) è caratterizzata da feci molli, non formate (superiori al 25% delle defecazioni) e di feci dure o caprine (inferiori al 25%). In tali casi le evacuazioni sono più di tre al giorno, accompagnate da stimolo imperioso, incontinenza e presenza di muco nelle feci. La diarrea può interrompere il sonno, ma non portare a squilibri idroelettrolitici o sindrome da malassorbimento.

3) Sindrome dell’intestino irritabile con alvo (evacuazione) alterna: le feci non sono formate, ma piuttosto molli (più del 25% delle evacuazioni) e dure, caprine (più de 25% delle evacuazioni). Ad episodi di diarrea intensa si alternano episodi di stipsi (stitichezza) più o meno grave. Sindrome dell’intestino irritabile non classificata: non è possibile identificare con precisione una prevalenza o un’alternanza del tipo di alvo.

 

COLITE

 

Cos’è la colite?
La colite raggruppa una serie di condizioni infiammatorie ed autoimmuni (il sistema immunitario agisce contro componenti del proprio organismo) che colpiscono il colon, ovvero il secondo tratto dell’intestino crasso. Col nome colite spastica nel passato, si intendevano un’ampia gamma di disturbi (per es. la sindrome dell’intestino irritabile o il morbo di Crohn). Spesso colite è utilizzato in modo generico, viene usato in maniera generica, oppure per indicare condizioni nelle quali l’eziologia dell’infiammazione non è stata ancora determinata.

Diversi tipi di colite
Sono classificati diversi tipi di colite: colite ulcerosa (UC), quella di Crohn, l’ischemica, la colite infettiva, fulminante, chimica, microscopica, linfocitica e atipica.

La colite pseudomembranosa è un tipo molto noto di colite infettiva che ha origina dall’infezione del Clostridium difficile (batterio patogeno per l’uomo), notoriamente tossico. Alcuni parassiti possono causare colite attraverso le infezioni intestinali.

La colite fulminante invece ha un corso clinico veloce e grave: infatti oltre alla dissenteria (diarrea), alla febbre e all’anemia (basso livello di emoglobina nel sangue) riscontrate nella colite, sono presenti gravi dolori addominali ed un quadro clinico simile a quello della setticemia (malattia caratterizzata da infiammazione e contemporaneamente infezione), quando è presente uno shock.

 

DIARREA

 

Cos’è la diarrea?
Uno dei disturbi più frequenti alla defecazione è l’evacuazione sotto forma di diarrea (o dissenteria). La diarrea è caratterizzata da un aumento dell’emissione della quantità giornaliera di feci (+ di 200 gr al giorno) con consistenza molle e da un aumento del numero di scariche dell’alvo (canale intestinale).

E’ possibile distinguere diversi tipi di diarrea:

1) Diarrea acuta
La dissenteria si scatena soprattutto, 70 % dei casi, da agenti infettivi, ma può essere dovuta anche all’uso di farmaci (es: chemioterapici), alla presenza di residui fecali (fecalomi), al reingerimento di cibi solidi dopo un periodo di digiuno, alle radiazioni e ad altre condizioni patologiche (diverticolite, intossicazioni da metalli pesanti, ischemia intestinale, allergie o intolleranze).

I microrganismi che possono provocare diarrea acuta sono molteplici; tra essi vanno ricordati: Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Vibrio cholerae, Clostridium difficile, Campylobacter jejuni, Salmonella spp., Shigella spp., Giardia lamblia (o intestinalis), Entamoeba histolytica, Rotavirus, Adenovirus, alcune specie di elminti. La lista, comunque, è estremamente lunga.

Un disturbo come questo si propaga nelle zone con condizioni igienico-sanitarie precarie: mancanza di acqua potabile, affollamento, presenza di rifiuti non smaltiti, inadeguata cottura di alcuni cibi.

La diarrea da cause infettive si accompagnano a nausea, vomito, febbre e la diarrea può essere acquosa o sanguinolenta. Quando si ingeriscono cibi che presentano tossine batteriche, si ha vomito, nausea e dolore diffuso da crampi, ma non molto forte. La febbre, invece, è poco frequente.

2) Diarrea cronica
Il più delle volte è dovuta alla presenza di sindrome del colon irritabile ma può essere dovuta alla presenza di morbo celiaco o di malattie infiammatorie intestinali (malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa). Ad esse si possono affiancare altre cause tra cui: gastroenterite eosinofila, radiazioni, insufficienza pancreatica, deficit di lattasi, sindrome dell’intestino corto, malattia di Whipple, sindrome da carcinoide, sindrome di Zollinger-Ellison, tumori o alterazioni del sistema endocrino, fecalomi, abuso di lassativi.

Nella diarrea cronica, oltre ai sintomi già presentati, si possono associare deficit nutrizionali dovuti a malassorbimento o al consumo aumentato dei fattori in questione. I deficit nutrizionali possono essere sia generalizzati, che selettivi.

3) Diarree secretorie
Il volume fecale è elevato, a causa della grande perdita di liquidi. Le diarree secretorie sono scatenate dalla presenza di sostanze endogene o esogene (interne ed esterne) in grado di legarsi a recettori specifici situati sulla membrana delle cellule dell’epitelio intestinale. La forte secrezione di cloro all’esterno costituisce la forza trainante per il richiamo di sodio, potassio ed acqua. Si verifica anche secrezione di bicarbonato, ma non è noto il meccanismo con cui ciò avvenga

La perdita di sodio, cloro, bicarbonato, acqua e, in misura minore, di potassio può determinare disidratazione, acidosi metabolica (o acidosi fissa: quando nel sangue aumenta la quantità di acidi, il che porta a una diminuzione del valore di pH) e una diminuzione del gap osmotico fecale (calcolo della concentrazione di sodio e potassio nelle feci).

4) Diarree osmotiche
Le diarree osmotiche compaiono allorché l’osmolarità (calcolo della concentrazione di sodio e potassio nelle feci) del lume intestinale supera di 50-100 mOsm/Kg quella plasmatica. Ciò fa sì che l’acqua sia portata dalle cellule, un processo contrario a quello che fisiologicamente avviene, causato dall’assorbimento di sodio. Le cause di ciò sono riscontrabili al malassorbimento di carboidrati, deficit di lattasi (La lattasi è un enzima deputato alla digestione dello zucchero caratteristico del latte), uso di lassativi o di antiacidi contenenti magnesio.

Diarree di questo tipo determinano alterazioni dell’equilibrio acido-base e degli elettroliti plasmatici (regolazione di importanti processi fisiologici) poco significative.

5) Diarree infiammatorie
Sono caratterizzate da un danno della mucosa intestinale dovuto allo svilupparsi di un’infiammazione che può essere causata da svariati fattori: autoimmunità (Condizione patologica in cui il sistema immunitario di un organismo reagisce contro i tessuti o contro componenti tissutali dell’organismo stesso), ipersensibilità, infezioni, radiazioni, ischemia intestinale (o infarto intestinale), farmaci.

 

STITICHEZZA

 

Cos’è la stitichezza?
La stitichezza o stipsi è un disturbo della defecazione nello svuotare totalmente o in parte l’intestino crasso, eliminando le feci prodotte e quelle residue. La stitichezza riguarda la ridotta frequenza dell’alvo (evacuazione) e disturbi addominali imputati ad una difficoltosa ed limitata evacuazione. Si può definire stipsi se non si superano le 3 evacuazioni per settimana.

La stitichezza può essere primitiva o secondaria.
1) Primitiva o idiopatica (nella maggior parte dei casi), rappresenta una patologia funzionale della motilità delle viscere, quando sono escluse lesioni organiche o biochimiche.

2) La stipsi può essere secondaria a numerose condizioni morbose, nosologicamente determinate (classificazione sistematica delle malattie), in cui il sintomo (ciò che si manifesta) di una patologia organica gastrointestinale o extraintestinale.

I disturbi della evacuazione si collegano anche ad alterazioni organiche della zona dell’ano e del retto (ragadi, fistole, emorroidi, neoplasie ano-rettali, m. di Hirschsprung, tubercolosi intestinale) o ad alterazioni funzionali, quali la dischezia rettale o la sindrome del perineo discendente.

Disturbi correlati
La stitichezza può generare mal di testa, cardiopalmo (percezione chiara del proprio battito cardiaco), insonnia, alitosi (detta anche bromopnea, è l’odore sgradevole dell’alito causato da patologie respiratorie o metaboliche). Possono comparire problemi nella digestione e una diminuzione dell’appetito. Sono frequenti le dermatosi (orticaria, eczema, acne), causate probabilmente da autointossicazione dovuta all’assorbimento di sostanze che avrebbero dovuto essere eliminate, ma che invece permangono troppo a lungo nell’intestino.

Pulizia intestinale
Le persone che soffrono del disturbo possono inoltre essere affette frequentemente da flatulenze (emissione di gas prodotte nel tratto gastrointestinale), a causa dell’aria presente non eliminata. La massa delle feci è scarsa e spesso hanno un aspetto molto secco e duro; la defecazione non è totale e il soggetto avverte una sensazione di gonfiore. Può essere utile un lavaggio dell’intestino tramite la pulizia intestinale.

 

DIVERTICOLITE

 

Cos’è la diverticolite?
La diverticolite è una patologia dell’apparato digerente, caratterizzata dall’infiammazione di uno o più diverticoli (il diverticolo è una formazione cava e sacciforme, anormale e posta in comunicazione con un organo cavo). La maggior parte dei casi di diverticolite è localizzata nel colon (in particolare discendente e sigma).

Maggiore incidenza tra gli anziani
Gli anziani e le persone di mezza età sono le più colpite dalla diverticolite, anche se può essere riscontrata in età più giovane. La diverticolite è spesso correlata con l’obesità. In Occidente, la malattia diverticolare attacca il sigma (95% dei casi). Il 65% di coloro che hanno un’età pari o superiore agli 85 anni possono aspettarsi una qualche forma di malattia diverticolare del colon. Più rara, meno del 5%, tra chi ha età inferiore ai 40 anni.

Diverticolite a sinistra
Sempre in occidente, la malattia diverticolare (diverticolite) è più comune nel lato sinistro del sigma. Il lato destro più colpito in Asia e in Africa. Tra le persone affette da diverticolosi, il 10-25% andrà a sviluppare diverticolite durante la propria vita.

 

MORBO DI CROHN

Cos’è il Morbo di Crohn?
Il Morbo di Crohn (detto anche la malattia di Crohn, nota anche come ileite o enterite regionale), è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino (MICI). Solitamente la zona più colpita dalla malattia di Crohn è l’ileo terminale, per questo motivo, la malattia è stata anche chiamata ileite regionale o enterite regionale. L’infiammazione si può verificare ovunque del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano, con gravi conseguenze.

Morbo doloroso
Il Morbo di Crohn causa soprattutto dolori addominali, diarrea (che può anche essere ematica, ossia con perdite di sangue, se l’infiammazione è importante), vomito o perdita di peso. L’enterite regionale o malattia di Crohn può colpire altri organi e apparati, provocando per esempio eruzioni cutanee, artriti, infiammazione degli occhi, stanchezza e mancanza di attenzione e concentrazione.

Malattia autoimmune
La malattia di Crohn rientra tra le malattie classificate autoimmuni. Nelle malattie autoimmuni il sistema immunitario aggredisce il proprio organismo, in questo caso il tratto gastrointestinale, provocando l’infiammazione che si trasforma in putrefazione, anche se viene classificata come un tipo particolare di patologia infiammatoria intestinale.

Malattia familiare
Individui con alte probabilità di contrarre il morbo di Crohn sono coloro che hanno un fratello ammalato. La malattia di Crohn colpisce nella fascia d’età dei vent’anni, con un alto picco di incidenza tra i cinquanta e i settant’anni. L’enterite regionale si manifesta comunque a qualunque età.

 

POLIPI INTESTINALI

 

Cosa sono i polipi intestinali?
I polipi intestinali sono piccole protuberanze soffici che si formano sulla mucosa dell’intestino, specialmente nel colon e nel retto. Generalmente sono neoformazioni di origine benigna. Con il passare del tempo alcune tipologie di polipi intestinali evolvono in una forma maligna; per questo motivo la più efficace opera di prevenzione del cancro al colon è lo screening precoce (protocollo di indagini diagnostiche generalizzate) rivolto all’identificazione e all’eventuale asportazione dei polipi intestinali. Esistono diversi tipi di polipi intestinali:

1) Polipi peduncolati: sporgono dalla parete intestinale, sono a forma di fungo e possono essere rimossi facilmente

2) Polipi sessili: sono senza peduncolo, piattiformi, quindi adesi completamente alla parete del viscere; la rimozione chirurgica è più difficile

3) Polipo singolo (unico)

4) Polipi multipli (1-100)

5) Poliposi (>100): la poliposi può essere di origine sporadica o familiare (legata ad un difetto genico trasmissibile); in quest’ultimo caso il rischio di degenerazione in un tumore del colon-retto è piuttosto elevato.

Polipi iperplastici ed infiammatori: sono entrambi di origine benigna (non presentano grossi rischi di evoluzione neoplastica). I polipi infiammatori sono spesso associati a Colite ulcerosa, Morbo di Crohn, coliti infettive e diverticolosi.

Polipi amartomatosi: sono lesioni non neoplastiche spesso di origine familiare.

Polipi neoplastici (tumorali) o adenomatosi: in base alle caratteristiche macroscopiche ed istologiche possono trovarsi in uno stadio più o meno avanzato. Si distinguono in polipi tubulari, polipi villosi (a maggior rischio di cancerizzazione) e polipi misti tubulo-villosi.

Le dimensioni dei polipi intestinali sono variabili e vanno da pochi millimetri a tre – quattro centimetri.


DISBIOSI INTESTINALE

 

DISBIOSI INTESTINALE

La disbiosi intestinale è un’alterazione della flora batterica intestinale del colon, molto diffusa nella popolazione. La disbiosi crea colite, stitichezza, gonfiore addominale, meteorismo, flatulenza, diarrea, ecc. che interessano moltissime persone.
La mucosa intestinale
La maggior parte dei disturbi intestinali sono dovuti all’alterazione della mucosa che ne ricopre le pareti interne ed alla distruzione della flora intestinale formata da miliardi di batteri; la salute della flora batterica è importantissima perché svolge un ruolo fondamentale per la nostra salute.
I batteri intestinali
Nell’intestino, appaiono batteri nocivi come funghi, muffe, candida che possono sopravvivere e  duplicarsi in assenza di ossigeno. L’ambiente intestinale risulta degradato, rendendo il terreno adatto per parassiti o vermi intestinali. Se l’ambiente intestinale non è in salute si creano fenomeni dannosi, come la fermentazione e la  putrefazione, che producono sostanze tossiche, avvelenando il sangue e pian piano tutto l’organismo. In questo caso si parla di autointossinazione.
Stile di vita
Certamente uno stile di vita sano, con attività fisica, aiuterebbe il corpo a smaltire le sostanze tossiche accumulate attraverso i reni.

 

SINDROME DELLA VALVOLA ILEO CECALE

 

Cos’è la sindrome della valvola ileo cecale?
La valvola ileocecale è una valvola bicuspide che delimita il passaggio del materiale ingerito e digerito tra l’ileo, (ovvero l’ultima parte dell’intestino tenue), e il cieco, prima parte del colon, dove è anche alloggiata l’appendice.
A cosa serve la valvola ileo cecale?
Il compito della valvola ileocecale è quello di impedire il rigurgito del chimo (prodotto della digestione dello stomaco) nell’intestino tenue, dove sarebbe riassorbito. Questo sarebbe la narmale funzionalità.
Il malfunzionamento della valvola
La valvola può malfunzionare in chiusura od in apertura, ossia può rimanere chiusa o spalancata.
1) La valvola ileocecale chiusa impedisce al chimo il transito verso il colon. Nell’ileo il chimo imputridisce e diventa tossico. Uno dei sintomi è la riduzione del riposo notturno; il sonno prolungato induce un peggioramento, mentre il movimento fa migliorare i sintomi.
2) La valvola ileoceale aperta non impedisce il ritorno del chimo nell’ileo creando gli stessi problemi della valvola chiusa. Si spiegano così molti dolori in fossa iliaca destra a volte confusi con appendicite.


OCCLUSIONE INTESTINALE

OCCLUSIONE INTESTINALE

 

L’occlusione intestinale consiste in una ostruzione parziale o totale dell’intestino tenue o del colon, che impedisce il transito del materiale ingerito. L’occlusione intestinale consistente nell’arresto completo del passaggio di feci e gas all’interno dell’intestino.

Le occlusioni intestinali possono essere meccaniche (legate a un ostacolo di natura organica) o funzionali (per spasmo o paralisi della muscolatura liscia intestinale).

1) Forme meccaniche. Si suddividono in occlusioni per strangolamento e per ostruzione.

Le prime sono caratterizzate da lesioni vascolari connesse alla compressione o alla torsione dei vasi. La compressione provoca un arresto dell’irrorazione del sangue, che rischia di condurre alla cancrena (morte di un tessuto o organo), e può essere causata da:

– brusco strangolamento di un’ansa intestinale a contatto con un’aderenza (fasci di tessuto fibroso che si formano fra tessuti, organi o articolazioni a seguito di un trauma o di un intervento chirurgico)

– strangolamento di un’ernia inguinale o crurale (della zona del femore)

– torsione su se stessa di un’ansa troppo lunga del sigma o da un volvolo (grave patologia chirurgica caratterizzata dalla torsione su se stesso di un viscere tubulare o di un suo segmento).

Le occlusioni da ostruzione sono causate dallo sviluppo di un tumore benigno o maligno dell’intestino, che restringe il lume (porzione interna cava di un organo o di un vaso sanguigno o linfatico ) dei visceri, da una malattia infiammatoria o da una diverticolite (infezione dei diverticoli intestinali).

2) Forme funzionali. Sono caratterizzate da paralisi dell’intestino, causata da una lesione a carico di un organo vicino, quale appendicite, ascesso (raccolta di pus che si forma in un tessuto), ematoma (raccolta di sangue fuoriuscito dal sistema circolatorio e localizzata in un tessuto o in una cavità dell’organismo), pancreatite (malattia infiammatoria del pancreas).


IL RETTO

 

IL RETTO

è la porzione terminale dell’intestino crasso, compresa tra il colon sigmoideo o sigma e l’orifizio anale. È lungo circa 12 cm, di calibro non uniforme, di forma ampollare per cui è detto anche ampolla rettale. La sua superficie esterna è liscia, a volte con 1-3 solchi trasversali ai quali corrispondono internamente altrettante pieghe, dette valvole rettali. Nel tratto più prossimo all’orifizio anale la superficie interna del retto presenta 5-10 rilievi longitudinali. Come gli altri tratti dell’intestino crasso, anche il retto è costituito da una tunica muscolare, da una sierosa e da una mucosa. La vascolarizzazione del retto è garantita dalle arterie emorroidarie, mentre il sangue refluo viene raccolto dal plesso emorroidario, da cui si originano le vene emorroidarie.

Una zona particolare
È una zona sottoposta a diverse sollecitazioni visto che è coinvolta nel passaggio delle feci. A volte è soggetta a infiammazione e una delle cause pare sia dovuta a un calo delle difese immunitarie. L’abbassamento delle difese immunitarie porta spesso al rischio di contrarre infezioni.

Meglio prevenire
Le malattie del retto sono spesso associate a quelle anali. Tra queste troviamo la stipsi, le emorroidi, le ragadi, il prolasso, il rettocele (sindrome del retto da sforzo), la proctite, la retto-colite ulcerosa, il cancro del retto e il cancro dell’ano. Per prevenire le patologie rettali o curare i disturbi e le infiammazioni la Naturopatia aiuta con la giusta alimentazione e con rimedi naturali specifici.


IL FEGATO

 

IL FEGATO

come è fatto?
Il fegato è la ghiandola più grossa del corpo umano. Si trova a destra, dietro le ultime sette o otto costole. E’ di colore bruno e pesa in media 1,5Kg, ma il suo volume e peso si adeguano al mutare delle dimensioni del corpo.

Le numerose funzioni del fegato
Il fegato svolge moltissime funzioni diverse: durante la digestione produce e secerne la bile, si occupa di filtrare le sostanze assorbite nell’intestino tenue, permette di immagazzinare gli zuccheri, regola la coagulazione del sangue.

Avere cura del fegato
Purtroppo con l’alimentazione moderna e lo stile di vita insalubre, compromettiamo la funzionalità di questo organo, affaticandolo. Il fegato è affaticato nelle sue funzioni a causa di un’alimentazione ricca di cibi raffinati e adulterati, un eccesso di proteine, dall’utilizzo di farmaci, dal consumo eccessivo di alcolici, dallo stress e ritmi di vita che alterano quelli biologici. Tutti questi fattori appesantiscono il lavoro del fegato che, invece, deve essere tenuto in salute per salvaguardare anche altri organi connessi come l’intestino e i reni. Un fegato mal funzionante, nel tempo, può portare a serie patologie.

La natura aiuta più della chimica
La natura offre dei rimedi efficaci per prevenire e curare i disturbi epatici. Insieme a questi rimedi, si suggerisce uno stile di vita sano e naturale, fatto di cibi vegetali e integrali, moderata e costante attività fisica e l’utilizzo di tecniche per trasformare lo stress emotivo e le tensioni.

Disturbi comuni del fegato

 

EPATITE

 

Cos’è l’epatite?
L’epatite è un’infiammazione del fegato dovuta nella maggior parte dei casi a virus, oppure come conseguenza dell’abuso di farmaci e alcool etc. L’epatite è una malattia del fegato determinata da vari fattori (vedi cause) che inducono un processo infiammatorio a livello epatico.

L’epatite può essere di due tipi
Epatite infettiva: provocata da batteri e parassiti;
Epatite tossica: provocata da sostanze tossiche.
Nel caso di epatiti infettive esistono diverse forme virali
Epatite A: forma virale causata dal virus HAV
Epatite B: “epatite da siero” da virus HBV
Epatite C: forma virale causata dal virus HCV
Epatite C: forma virale causata dal virus HDV
Epatite C: forma virale causata dal virus HEV
L’epatite A è immunizzante
Un attacco di epatite infettiva A in genere protegge da infezioni successive, ma non dall’epatite B e viceversa.

 

LA STEATOSI EPATICA

La steatosi epatica (o fegato grasso) è una patologia delle cellule. Si riferisce ad una quantità eccessiva tra le cellule di trigliceridi (steatosi).

Il tessuto epatico viene danneggiato e si può arrivare alla necrosi della cellula. Il fegato è un organo chiave nel metabolismo dei lipidi, infatti è molto sensibile ai processi steatosici.

Esistono diverse forme di steatosi epatica:

Fermentazione intestinale (produzione di alcol endogeno)
etilica (eccesso di alcool)
diabetica (eccesso di zuccheri)
iperlipemica (eccesso di lipidi,ossia grassi,nel sangue)
da farmaci e da droghe
da iperalimentazione parenterale (eccesso di alimentazione per via venosa)
da carenza di alimentazione
da by-pass intestinale
acuta gravidica (riscontrabile nel terzo trimestre di gravidanza)
da abetalipoproteinemia (assunzione dei grassi direttamente dall’intestino).

 

LA CISTIFELLEA


Com’è fatta la cistifellea?
La cistifellea (detta anche colecisti o vescichetta biliare) è un piccolo organo a forma di pera che si trova sotto il fegato, in un incavo chiamato letto epatico. La cistifellea ha dimensioni di circa 8-10 cm di lunghezza per 3 cm di larghezza, con punto di sbocco nel fegato a forma di picciuolo (dotto cistico) che termina nel dotto epatico formando il coledoco. La cistifellea ha una capacità di 50 ml ed è di colore grigio o verde, per via del suo contenuto.

A cosa serve la cistifellea?
La cistifellea serve come deposito della bile prodotta dal fegato e si contrae per riversarla nell’intestino (duodeno) durante la digestione. Serve a emulsionare i grassi. La bile accumulata dalla cistifellea serve per digerire i grassi contenuti nell’intestino tenue. La bile è composta da colesterolo, lecitina, mucina e sali biliari.

Le patologie della cistifellea o colecisti
La cistifellea non è un organo indispensabile per la sopravvivenza, in caso di patologie (calcolosi o colecistite) viene asportata e la bile viene ancora secreta dal fegato per essere riversata direttamente nel duodeno. La Naturopatia, ovviamente, cerca di salvare la cistifellea con una strategia alimentare preventiva e in caso di calcolosi biliare con una serie di rimedi naturali d assumere con grande cautela.

 

CALCOLI BILIARI O COLECISTI

 

DEFINIZIONE CAUSE SINTOMI
Cosa sono i calcoli alla cistifellea
I calcoli alla cistifellea, detti anche calcolosi biliare o colelitìasi, sono dei sassolini di varia forma, dimensione e composizione che si formano all’interno della colecisti stessa.

Tipi di calcoli biliari
All’interno della colecisti si può formare un singolo, grande calcolo alla cistifellea oppure tanti calcoli biliari più piccoli. I calcoli sono possono essere di due tipi

di colesterolo: i calcoli biliari composti da colesterolo solidificato sono di colore giallastro o verde sono circa l’80% di tutti i calcoli diagnosticati.

di bilirubina: i calcoli alla cistifellea di bilirubina sono mediamente più piccoli e di colore scuro.

Infiammazione della cistifellea
I calcoli biliari possono dare luogo a un’infiammazione (colecistite). I principali sintomi dei calcoli alla cistifellea sono dolore nella zona del fegato, mal di schiena con dolore tra le scapole, dolore sotto la spalla destra.


IL PANCREAS

 

IL PANCREAS

Cos’è?
Il pancreas è una ghiandola voluminosa, lunga e piatta, situata trasversalmente nella parte superiore e posteriore della cavità addominale. È di colore rosa salmone.  Nei soggetti giovani raggiunge un peso di circa 80-100 grammi, che tende a ridursi con l’avanzare dell’età; la lunghezza complessiva si colloca intorno ai 15 centimetri. E’ formato da una parte esocrina e una endocrina.
La funzione del pancreas
La sua principale funzione è quella di produrre succo pancreatico prodotto dalla parte esocrina, insulina e glucagone prodotti dalla parte endocrina. Il succo pancreatico ha la funzione di digerire alcune sostanze, mentre l’insulina ed il glucagone hanno come principale funzione quella di controllare la concentrazione di zuccheri nel sangue.
Disturbi comuni del pancreas:

 

PANCREATITE

 

Cos’è la pancreatite?
La pancreatite è un malattia infiammatoria del pancreas. Può essere classificata come:
Pancreatite acuta è una flogosi (infiammazione) acuta del pancreas, si manifesta rapidamente e al contrario della pancreatite cronica, salvo esiti di lesioni necrotiche, consente la piena restitutio ad integrum (ritorno alla normalità strutturale).
La pancreatite edematosa (o edema pancreatico), leggera forma di infiammazione e aumento di volume della ghiandola in cui non si è ancora arrivati alla morte di tessuti o la necrosi è comunque parcellare e il danno è dovuto più all’attivazione del sistema immunitario; in linea di principio è totalmente reversibile senza danni permanenti al pancreas.
La pancreatite necrotico-emorragica, piuttosto grave, per cui all’infiammazione e alla necrosi (complesso di alterazioni che determinano la morte di un gruppo di cellule o di parte di un tessuto o di un intero organo) estesa in zone del pancreas, alla distruzione dei vasi che lo irrorano, si aggiunge un danno che comprende più organi.
La pancreatite cronica è una malattia infiammatoria del pancreas che dura nel tempo.
Si possono riscontrare episodi di riacutizzazione (nei confronti di un pancreas già da prima infiammato), oppure come danno cronico che si manifesta periodicamente con dolori all’addome persistenti, accompagnati da malassorbimento.
La pancreatite è più frequente tra gli uomini (75% dei casi), in fascia 30-40 anni. L’incidenza annuale è pari a 3-9 ogni 100.000 abitanti.

 

DIABETE MELLITO

 

Cos’è il diabete mellito?

Con il termine diabete mellito ci si riferisce a una serie di disturbi metabolici caratterizzati da alti livelli di zuccheri (glucosio) nel sangue, causati da difetti nella secrezione o nell’azione dell’insulina, oppure dalla concomitanza di entrambe le cause.
Troppo glucosio nel sangue
Il diabete mellito (chiamato comunemente diabete o diabete di tipo 2), è una malattia caratterizzata da “urina dolce” ed eccessiva perdita di massa muscolare. Gli elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) portano infatti alla fuoriuscita dello stesso nelle urine, fenomeno a cui si deve la definizione di “urina dolce”.
L’insulina controlla la glicemia
Generalmente la quantità di glucosio nel sangue è controllata dall’insulina, ormone prodotto dal pancreas. All’insulina spetta il compito di abbassare il livello di glucosio nel sangue. Quando la glicemia aumenta (ad esempio, dopo aver mangiato), l’insulina viene rilasciata dal pancreas per equilibrare il livello di glucosio. Nei pazienti affetti da diabete, l’assenza o l’insufficiente produzione di insulina causa iperglicemia.