Una volta esclusi problemi cardiaci, si può scoprire che la tachicardia può dipendere da reflusso gastrico ed ernia iatale. Vediamo perché e come intervenire.
Agire sul muscolo diaframma per combattere il reflusso può portare a benefici anche per il cuore.
Tachicardia? Extrasistole?
Ci si reca in visita dal cardiologo ma lo si sente affermare che non c’è niente che non va, che è soltanto stress?
In effetti può capitare, e anzi capita spesso, che alla base di queste problematiche non ci siano compromissioni primarie del sistema cardiaco.
E allora di cosa può trattarsi? Probabilmente di reflusso gastrico ed ernia iatale. Queste problematiche sono tra le cause principali della tachicardia. E quindi quel cardiologo ha ragione, il problema è altrove, e precisamente nel diaframma.
Il diaframma viene definito anche il muscolo delle emozioni proprio perchè è soggetto agli stati d’animo, a cui reagisce accorciandosi, spingendo sullo stomaco sottostante e dando così origine a reflusso, aerogastria e quindi tachicardia, per l’intima vicinanza della punta del cuore al muscolo diaframma.
Chi ha questo problema presenta, sotto esame radioscopico, la risalita dell’emidiaframma sinistro per via dell’effetto dell’aerogastria (aria nello stomaco) ma anche dell’aerocolia (aria nel colon, sempre a causa del blocco del diaframma che causa, in parte, problemi di stasi circolatoria addominale).
Ogni forma di aerogastria influenza il ritmo cardiaco, dando spesso origine ad una sindrome di angoscia collegata al diaframma (frenospasmo, H.Jarricot): la persona diventa inquieta a causa delle palpitazioni e della paura di un infarto imminente e, anche quando viene rassicurata dal cardiologo, l’inquietudine rimane e può trasformarsi in claustrofobia e agorafobia (timore della folla), ma allo stesso tempo anche paura della solitudine. In alcuni casi, l’angoscia può aumentare a tal punto da generare attacchi di panico.
Le crisi acute spesso avvengono a fine pasto, soprattutto dopo l’ingestione di bevande gassate. Il disturbo si può associare a tosse notturna, deficit della concentrazione ed ipoglicemia, con spossatezza e sonnolenza al mattino.
Anche se il soggetto cerca di star meglio con la gestione dell’ansia, se non si risolve il problema a livello fisico, l’angoscia fisica permane. Alla luce di ciò è importante elaborare un piano di trattamento fisioterapico specifico, che vada ad agire direttamente sulla risoluzione della causa. Nel caso della tachicardia da ernia iatale e/o reflusso, una rieducazione respiratoria specifica, attraverso l’allungamento e la flessibilizzazione del muscolo diaframma, risulta spesso il trattamento d’elezione.
Risulta comunque fondamentale analizzare in primis la situazione globale dell’individuo, viste le molteplici funzioni del diaframma, che non sono solo respiratorie, ma anche meccaniche della colonna vertebrale, digestive e di aiuto alla circolazione vascolare e linfatica. Questo per dire che si può scoprire, ad esempio, tramite una valutazione posturale e biomeccanica accurata, che una problematica vertebrale ha alterato la funzionalità del diaframma (vista l’intima connessione che il diaframma ha con la colonna lombare). In questo caso, si va a lavorare sulla causa meccanica in questione, cioè sulla problematica vertebrale, andando così a sbloccare e quindi a riequilibrare la funzionalità del diaframma, e di conseguenza la funzionalità del sistema gastroesofageo, con enormi benefici anche per il cuore, non soggetto più a pressioni.